Sport, deserto e autosufficienza. Parole chiave di un'impresa sportiva ai limiti dell'estremo nei grandi spazi del Deserto del Sahara. Questa è la Marathon des Sables, un'estenuante corsa a tappe che coinvolge per 10 giorni corridori e appassionati provenienti da tutto il mondo. Il percorso si snoda generalmente in 240 km di deserto marocchino e i partecipanti percorrono il tracciato a tappe, in completa autosufficienza alimentare. Incuriosita da questa folle impresa, ho raccolto alcuni preziosi ricordi da chi questa avventura l'ha realmente vissuta: vi presento Roberto, classe 1958, partecipante alla Marathon des Sables del 1993.
"Ho scoperto la Marathon de Sables quasi per caso. Ero in vacanza con la mia famiglia all'Isola di Capraia (Toscana) quando mi è capitato tra le mani un inserto del Corriere della Sera. Ho cominciato a leggerlo e non appena ho visto l'immagine riportata sotto ho esclamato: "E questa che cos'è??" Da lì è partito tutto."
Ma che cosa spinge un tranquillo padre di famiglia a lasciare gli agi della propria vita per abbandonarsi all'austerità del deserto? Sicuramente un forte desiderio di sfidare, più che gli altri, se stessi. Trovarsi nella solitudine del deserto aiuta a mettersi a nudo, a riscoprire le essenzialità di una vita troppo spesso viziata da inutili comodità. Volete sapere quale era uno dei suoi metodi di allenamento più efficaci? Correre sulla spiaggia con uno zaino riempito con i più pesanti libri di scuola dei suoi figli! Ma non lasciatevi ingannare dal metodo "casereccio": prepararsi ad una corsa di 200 km in pieno deserto non è una cosa semplice. Durante la preparazione è indispensabile avere l'assistenza di un medico sportivo di fiducia per tutto ciò che riguarda dieta, integratori energetici e tabelle specifiche di allenamento. Ma questo non basta se alle spalle non vi è una forte convinzione interiore e una precisa volontà nel prepararsi alla gara svegliandosi tutte le mattine all'alba solo per andare a correre.
E oltre alla fatica è necessario tener conto delle condizioni estreme che si trovano nel Deserto del Sahara. Tra il giorno e la notte, ad esempio, vi è una forte escursione termica: si passa facilmente dai 50° percepiti durante il giorno ai 5° durante la notte. Prima di iniziare la maratona ad ogni concorrente viene consegnato il "Road Book", un piccolo taccuino azzurro da portare obbligatoriamente nello zaino che riassume la natura del terreno, il tragitto da compiere e la dislocazione delle postazioni di controllo nelle varie giornate della maratona.
E oltre alla fatica è necessario tener conto delle condizioni estreme che si trovano nel Deserto del Sahara. Tra il giorno e la notte, ad esempio, vi è una forte escursione termica: si passa facilmente dai 50° percepiti durante il giorno ai 5° durante la notte. Prima di iniziare la maratona ad ogni concorrente viene consegnato il "Road Book", un piccolo taccuino azzurro da portare obbligatoriamente nello zaino che riassume la natura del terreno, il tragitto da compiere e la dislocazione delle postazioni di controllo nelle varie giornate della maratona.
Oltre al road book, da regolamento, non possono mancare:
- sacco a pelo e telo termico in alluminio
- una lampada frontale con batterie di ricambio
- bussola
- uno specchietto di segnalazione
- una pompa anti-veleno
- un fischietto
- un razzo di segnalazione da utilizzare in caso di smarrimento
Una volta compiute le ultime formalità burocratiche Roberto è partito alla volta del Marocco, pronto a sfidare le grandi dune. Oltre al kit obbligatorio si è portato dietro alcune pagine bianche e una penna, pronto a trascrivere le sue emozioni giorno dopo giorno.
"La prima tappa non è stata molto faticosa e il paesaggio era veramente suggestivo dato che si attraversavano varie oasi. Ma era solo l'inizio. Giunti alla seconda tappa sono iniziate le prime difficoltà. Era lunga il doppio della prima (70 km) e parzialmente in notturna. Ho dovuto subito fare i conti con la fatica, il caldo e le vesciche! Mentre riuscivo a malapena a poggiare i piedi per terra nel campo tendato ricordo di aver pensato "Ma perchè sono qui? E' un'impresa da folli, dovrei essere a casa con la mia famiglia!"
Una volta compiute le ultime formalità burocratiche Roberto è partito alla volta del Marocco, pronto a sfidare le grandi dune. Oltre al kit obbligatorio si è portato dietro alcune pagine bianche e una penna, pronto a trascrivere le sue emozioni giorno dopo giorno.
"La prima tappa non è stata molto faticosa e il paesaggio era veramente suggestivo dato che si attraversavano varie oasi. Ma era solo l'inizio. Giunti alla seconda tappa sono iniziate le prime difficoltà. Era lunga il doppio della prima (70 km) e parzialmente in notturna. Ho dovuto subito fare i conti con la fatica, il caldo e le vesciche! Mentre riuscivo a malapena a poggiare i piedi per terra nel campo tendato ricordo di aver pensato "Ma perchè sono qui? E' un'impresa da folli, dovrei essere a casa con la mia famiglia!"
Roberto ha terminato la sua corsa di 200 km in 42h 21' 43''. Tornando a casa si è portato con sé un infinito amore per il deserto marocchino e le indelebili emozioni che solo questi riesce a dare.
"Entusiasti del deserto e delle tempeste di sabbia, insensibili ai chilometri e al sole di piombo, adepti dello sforzo assoluto e della sofferenza per una settimana hanno abitato il deserto marocchino con il loro sangue, il loro sudore, le loro lacrime. Ma alla Marathon des Sables è soprattutto con la testa che si corre."
Le Figaro Magazine
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