Capitani della spiaggia è uno dei libri-capolavoro dello scrittore brasiliano Jorge Amado. Tutti i libri di Amado (almeno secondo un modestissimo parere!) andrebbero letti almeno una volta nella vita! Leggeteli in casa, in treno, in autobus o nel corso di un lungo volo di andata verso questo meraviglioso Paese!
Libri come Bahia, Il Paese del Carnevale e Capitani della spiaggia sono pubblicazioni in grado di accendere una lampadina nella mente di chi legge. Il Brasile, infatti, non corrisponde al Paese dipinto da improvvisate guide turistiche che riassumono questa terra e (ahimé!) molte altre destinazioni in poche pagine patinate o in "5 cose da vedere". Il Brasile è musica, colori, orgoglio, storia: un Paese a tratti circondato da una miseria assoluta, a tratti da incredibili storie di riscatto. Centinaia di migliaia di persone che con i loro balli a ritmo de samba, i loro sorrisi e le loro storie rendono il Brasile un Paese completamente diverso da tutti gli altri.
I capitani della spiaggia sono una banda di ragazzini, ma sarebbe meglio dire bambini... ogni componente ha un soprannome e un carattere ben delineato. Il capo, il religioso, l'attaccabrighe, l'intellettuale, il tonto e così via. Attraverso l'intreccio delle loro storie si delineeranno i contorni delle favelas, la dura lotta di sopravvivenza nelle carceri, l'intelligenza di alcuni e la triste ignoranza di altri. Amado descrive in modo realistico la realtà nella quale vivono, con una particolare attenzione (cosa che mi è piaciuta particolarmente) al loro modo di pensare e di percepire la realtà circostante.
Immagine tratta dall'omonimo film ispirato al libro di Amado "Capitanes de la arena"
"Tutti avevano riconosciuto i diritti di Pedro Proiettile a diventare il capo, e fu a partire da quel momento che in città si cominciò a sentir parlare dei "Capitani della spiaggia", ragazzi abbandonati che campavano di furti. Mai nessuno seppe il numero esatto dei ragazzini che facevano parte della banda. Erano certo un centinaio e di questi più di quaranta dormivano nel vecchio magazzino abbandonato.
Vestiti di stracci, sporchi, affamati, aggressivi, proferendo parolacce e fumando mozziconi di sigaretta, erano, in realtà, i padroni della città, quelli che la conoscevano totalmente, quelli che totalmente la amavano, i suoi poeti".
Jorge Amado
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