E' il mio libro preferito in assoluto, quello che in un'ipotetica scala da 1 a 10 occupa sempre il primo posto. Shantaram è la vera storia dell'autore Gregory David Roberts, condannato nel 1978 a 19 anni di reclusione per una serie di rapine a mano armata.
Evaso dal carcere di massima sicurezza di Pentridge vagherà per molti anni in Australia ricercato dalla polizia per poi approdare successivamente in India, nella grande metropoli di Bombay, dove conoscerà la fame, la miseria, il valore dell'amicizia, l'amore per una donna e gli innumerevoli rischi nel collaborare con la mafia indiana. Il libro è molto lungo (circa 1120 pagine) ma la lettura scorre veloce, si resta col fiato sospeso e con il desiderio continuo di conoscere il destino dell'autore e dei suoi migliori amici. Quello che mi è piaciuto di più è l'esaltazione dei valori dell'amicizia, della fiducia e del mutuo soccorso in un contesto come quello di Bombay dove fame, criminalità e miseria sono all'ordine del giorno. Inserisco il libro nella categoria "libri di viaggio" per le accurate descrizioni dell'India, della città di Bombay e delle tradizioni di questo affascinante Paese.
Evaso dal carcere di massima sicurezza di Pentridge vagherà per molti anni in Australia ricercato dalla polizia per poi approdare successivamente in India, nella grande metropoli di Bombay, dove conoscerà la fame, la miseria, il valore dell'amicizia, l'amore per una donna e gli innumerevoli rischi nel collaborare con la mafia indiana. Il libro è molto lungo (circa 1120 pagine) ma la lettura scorre veloce, si resta col fiato sospeso e con il desiderio continuo di conoscere il destino dell'autore e dei suoi migliori amici. Quello che mi è piaciuto di più è l'esaltazione dei valori dell'amicizia, della fiducia e del mutuo soccorso in un contesto come quello di Bombay dove fame, criminalità e miseria sono all'ordine del giorno. Inserisco il libro nella categoria "libri di viaggio" per le accurate descrizioni dell'India, della città di Bombay e delle tradizioni di questo affascinante Paese.
"La prima cosa che mi colpì di Bombay, il giorno del mio arrivo, fu l'odore diverso dell'aria. Lo sentii ancor prima di vedere o udire qualsiasi altra cosa dell'India, fin da quando percorsi il corridoio ombelicale che collegava l'aereo all'aeroporto. [...] E' l'odore di dei, demoni, imperi e civiltà che risorgono e decadono. E' l'azzurro aroma di pelle del mare, onnipresente nell'Island City, ed è l'aroma di sangue e metallo delle macchine. Fiuti il sonno, il trambusto e i rifiuti di sessanta milioni di animali, in gran parte topi ed esseri umani. Fiuti lo struggimento, la lotta per la vita, i fallimenti cruciali e gli amori che determinano il nostro coraggio. Fiuti diecimila ristoranti, cinquemila templi, chiese e moschee, fiuti un centinaio di bazar dove si vendono profumi, spezie, incenso, fiori appena colti. Karla un giorno lo chiamò il peggior buon profumo al mondo."
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