Le ho mai raccontato del vento del nord? Prendo in prestito il titolo del libro di Daniel Glattauer per parlarvi dell'esperienza di visita a Saint Malo. Premetto di amare le forti folate di vento, l'atmosfera cupa e minacciosa di un cielo che promette tempesta. A Livorno non attendo altro e quando sopraggiunge il vento di libeccio, corro verso la Terrazza Mascagni o la baia di Calafuria, armata di macchina fotografica e testarde intenzioni.
Ma a Saint Malo è stato diverso, quel vento superava in aspettativa e potenza le più violente burrasche. Il vento di Saint Malo riusciva a spingermi, spostarmi fisicamente di due, tre passi; una raffica sui bastioni mi ha fatto indietreggiare pericolosamente vicino a una scalinata; ogni volta che tentavo di stringere e fissare il cappuccio sulla testa mi ricadeva esanime e sconfitto sulle spalle.
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Sorridenti e ancora ignari... |
La natura quel giorno si è ribellata e a poco sono serviti gli angoli nascosti nei vicoli, le alte abitazioni in cemento e le protezioni lungocosta. Le raffiche e la pioggia si insinuavano ovunque e negli angoli più nascosti creavano dei fortissimi mulinelli. Mi sono infradiciata completamente, nonostante indossassi giacca, stivali alti, jeans e un poncho di plastica lungo fino alle ginocchia.
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10 minuti dopo... il finimondo! |
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Mai ignorare i segnali... |
La voce del vento del nord non la dimenticherò facilmente: un ululare prolungato, sordo e sinistro. No, questo vento non l'avevo mai affrontato. Né io, né (credo) i miei compagni di avventura. Sarei curiosa di metterlo a confronto con la bora di Trieste. Malgrado tutto, è stato uno spettacolo grandioso. Le persone di corsa, i turisti impauriti, gli ombrelli rotti, i fogli di giornale che piroettavano nell'aria, la fretta e, allo stesso tempo, l'atteggiamento impassibile e sarcastico dei negozianti bretoni nel ritirare la merce esposta all'esterno, gli anziani affacciati dalle finestre di casa, perplessi e con il naso all'insù. Paura sì, ma anche eccitazione. E forse una punta di comicità nella goffaggine (leggi disagio) di noi poveri stranieri colpiti da questo vento del nord, così infido e arrogante.
"Come hai fatto a bagnarmi anche la schiena e il collo della maglia?!"
"Stolta umana, io posso".
Bello anzi bellissimo, perché questo racconto viene da uno dei posti che amo di più sulla terra. Un abbraccio
RispondiEliminaLa Bretagna è meravigliosa, grazie per essere passata :-) !
EliminaBrrr un brivido di freddo mi è sceso per la schiena... ma che luoghi fantastici!!!!
RispondiEliminaVerissimo, vale la pena prendere qualche colpo di vento!
EliminaDeve essere un posto magifico.. Sono abituata al vento perché abito al mare e qui c'è quasi sempre.. non così forte ma c'è! :D Un abbraccio, Elena, felice weekend! <3 :**
RispondiEliminaAnch'io credevo di essermi abituata con le libecciate nella mia città... e invece mi son dovuta ricredere! Come ho scritto nel post, sarei curiosa di metterlo a paragone con la bora di Trieste. Un abbraccio carissima :-* !
Eliminaio odio il vento... mi sa che non mi sarei trovata propriamente a mio agio :)
RispondiEliminaScherzi?! Ci ha regalato delle messe in piega da favola :-D ! A presto :-) !
EliminaBellissimo racconto di viaggio! La Bretagna insieme alla Normandia mi sono rimaste nel cuore. Al momento della mia visita, il tempo era fortunatamente migliore ma il vento sicuramente era una costante. Ma è stato proprio il fattore che ti fa sentire più vivo e più libero in assoluto.
RispondiEliminaNon è Bretagna se non vieni accolto almeno una volta da pioggia o vento :D! Grazie per essere passata :D !
Eliminahahahahaha il rischio di infradiciarsi completamente in Bretagna è molto alto! Bellissimo articolo! Continua cosi :)
RispondiEliminaUhahaha! Grazie del commento, che il vento (non) sia con te 👊 !
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