Nicola legge poco. Lo so... sacrilegio. Non riesce a trovare pubblicazioni che lo interessino, ad eccezione di libri che trattano viaggi/avventure/itinerari in bicicletta (ma va!) e libri di narrativa di viaggio che acquista però in maniera molto selettiva. Una volta acquistati, nonostante siano interessanti e piacevoli da leggere, non li porta quasi mai a termine, osservandomi con fare affranto e imbronciato ogni qualvolta finisco e ripongo sugli scaffali di casa libri leggeri o classici "mattoni" da 800-1000 pagine. A lungo andare sono riuscita ad intervenire in soccorso, escogitando uno stratagemma: due volte a settimana li leggiamo assieme, prima di dormire. Scegliamo un titolo che piaccia a entrambi, ci infiliamo sotto le coperte e leggiamo ad alta voce la pubblicazione, pagina dopo pagina. A volte leggo io, a volte lui.
L'ultimo libro che ha accompagnato serate invernali/festività natalizie lo considero una chicca: il Dizionario amoroso degli esploratori di Michel Le Bris.
A prima vista sembra un dizionario da consultazione, una di quelle pubblicazioni da aprire su una pagina a caso quasi certi di trovare i rifugi di Hemingway o l'itinerario di Charles Darwin. Quando invece si iniziano a sfogliare le pagine si entra in contatto con avventurieri straordinari, persone fuori dal comune. Esploratori sconosciuti, mai sentiti prima, anche da chi è appassionato al genere. Racconti che solo un grande frequentatore di biblioteche e archivi storici riesce a scovare e diffondere.
Ci si districa tra ritrattisti del Cinquecento che si imbarcano su brigantini spagnoli e portoghesi per catalogare insetti rari e altra fauna dell'Amazzonia, si approda in Africa per scoprire l'origine degli animali imbalsamati al Museo di storia naturale di New York, si viaggia in mezzo ad ammutinamenti di pirati, esploratori accecati dal desiderio di prestigio, amazzoni furiose e teorie sulla reale/possibile esistenza di ominidi degni di entrare in un bestiario medievale (gli acefali).
Cresce quindi il desiderio di andare avanti, di considerare la pubblicazione un libro e non un dizionario; si leggono tutte le storie, una di seguito all'altra, per non perderne neanche un frammento. Si cerca continuità tra un racconto e l'altro. L'autore lo aveva previsto: in effetti tra un racconto e l'altro esiste un continuum leggero che permette di proseguire la lettura. Il linguaggio è forbito, le trasposizioni storiche meticolose mentre la traduzione dal francese all'italiano lascia un po' a desiderare ma andando oltre a espressioni bizzarre e punti interrogativi mal compresi si scoprono milioni di curiosità su mondi vicini e lontani, su esistenze e sopravvivenze (im)possibili.
Si osserva il mondo da prospettive singolari, uniche nel suo genere. Le personalità raccontate nel libro seguono la scala delle preferenze dello scrittore ed è qui che l'aggettivo "amoroso" (dizionario amoroso degli esploratori) trova il suo significato.
"Si celebra la scoperta dell'America ad opera di Cristoforo Colombo ma quando si farà altrettanto per la scoperta del Vecchio Mondo ad opera degli Indiani d'America che, curiosi di vedere da dove venissero quegli uomini bianchi, non esitarono ad attraversare in canotto l'Atlantico nel 1509? Ignoravate questa storia? Una ragione in più per venire a tenermi compagnia in questo libro delle mie meraviglie".
Un libro che, in definitiva, consiglio a chi cerca originalità e forte personalità da una pubblicazione a tema viaggio e a chi ricerca nuovi spunti per orientare la bussola e preparare la prossima valigia.
"<<Nihil ultra>> aveva inciso Ercole sulle colonne tra il Mediterraneo e l'Atlantico: di là non c'è niente. Come incipit di questo libro sarei tentato di scrivere: Di là c'è qualcosa. Di là c'è sempre qualcosa".
Iniziate a leggerlo e... viaggiate oltre.
0 comments